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La guida Debian
Capitolo 9 - Messa a punto del sistema Debian


Questo capitolo descrive solo i principi basilari della configurazione del sistema tramite l'interfaccia a carattere. Un prerequisito di questo capitolo è aver letto Suggerimenti per l'installazione di un sistema Debian, Capitolo 3.

Per coloro interessati alla sicurezza, si raccomanda caldamente di leggere il Securing Debian Manual, che si può anche reperire come pacchetto harden-doc.


9.1 Suggerimenti per l'inizializzazione del sistema

Vedere init, Sezione 2.4.1 per le basi sugli script di inizializzazione Debian.


9.1.1 Personalizzare gli script di inizializzazione

Debian utilizza il sistema di script sys-V. Nonostante tutti gli script contenuti in /etc/init.d/* siano marcati come file di configurazione (conffiles) e gli amministratori di sistema siano liberi di modificarli, la personalizzazione degli script tramite la modifica dei files contenuti in /etc/default/* è l'approccio preferito.

Per esempio, /etc/init.d/rcS può essere utilizzato per personalizzare i defaults al boot per motd, sulogin, etc.


9.1.2 Personalizzare i file di log

La modalità del log del sistema può essere configurata tramite /etc/syslog.conf. Date un'occhiata al pacchetto colorize per un programma che assegna colori differenti ai vari file di log. Vedere anche syslogd(8) e syslog.conf(5).


9.1.3 Ottimizzare l'accesso hardware

Esistono alcune configurazioni hardware la cui ottimizzazione e lasciata da Debian alla cura dell'amministratore di sistema.


9.2 Controllare gli accessi


9.2.1 Controllo tramite PAM e login

PAM (Pluggable Authentication Modules) forniscono il controllo sul login.

     /etc/pam.d/*             # files di controllo PAM control files
     /etc/pam.d/login         # file di controllo PAM per il login
     /etc/security/*          # parametri dei moduli PAM
     /etc/securetty           # controlla il login di root da console (login)
     /etc/login.defs          # controlla i vari comportamenti del login (login)

Se volete dei terminali senza password, ma insicuri, modificate a vostro rischio e pericolo il contenuto di /etc/pam.d/login come segue.

     #auth required pam_unix.so nullok auth required pam_permit.so

Trucchetti simili possono essere applicati a xdm, gdm, ... , per un accesso senza password alla console X.

Al contrario, se volete applicare una buona politica di password, installate cracklib2 e modificate /etc/pam.d/passwd come segue.

     password required pam_cracklib.so retry=3 minlen=6 difok=3

Le password utilizzabili solo una volta per l'attivazione degli account possono anche essere utili. Per fare ciò, usate il comando passwd con l'opzione -e passwd(1).

Il numero massimo di processi può essere impostato con ulimit -u 1000 nella Bash shell oppure tramite /etc/security/limits.conf da PAM. Altri parametri, come core possono essere impostati allo stesso modo. Il valore iniziale di PATH può essere impostato tramite /etc/login.defs prima che intervenga lo script di inizializzazione della shell.

La documentazione per PAM è contenuta nel pacchetto libpam-doc. La "Linux-PAM System Administrator's Guide" copre gli aspetti della configurazione di, quali moduli sono disponibili, ecc. La documentazione comprende, inoltre, la "The Linux-PAM Application Developers' Guide" e la "The Linux-PAM Module Writers' Guide".


9.2.2 "Why GNU su does not support the wheel group" (Perchè GNU su non supporta il gruppo wheel)

Questa è la famosa frase al termine della vecchia pagina di info su, di Richard M. Stallman. Per non preoccuparsi: l'attuale su in Debian usa PAM, così che potete ridurre la capacità di usare su a qualsiasi gruppo usando pam_wheel.so in /etc/pam.d/su. Quanto segue imposta il gruppo adm group di un sistema Debian come equivalente del gruppo wheel di BSD, permettendo su senza la password per i suoi membri.

     # configurazione anti-RMS in /etc/pam.d/su
     auth       required   pam_wheel.so group=adm
     
     # I membri del gruppo wheel possono dare su senza la password
     auth       sufficient pam_wheel.so trust group=adm

9.2.3 Il significato dei vari gruppi

Alcuni gruppi interessanti:

Per una lista completa, leggete la sezione "FAQ" del Securing Debian Manual, che può anche essere reperita come pacchetto harden-doc.


9.2.4 sudo – un ambiente di lavoro più sicuro

L'uso che faccio di sudo è fondamentalmente a protezione dalla mia stessa stupidità. Reputo l'uso di sudo un'alternativa migliore al continuo uso del sistema come root.Per voi le cose possono essere diverse.

Installate sudo ed attivatelo impostando le opzioni in /etc/sudoers. Controllate anche le caratteristiche del gruppo sudo in /usr/share/doc/sudo/OPTIONS.

La configurazione di esempio fornisce ai membri del gruppo "staff" accesso a qualsiasi comando come root tramite sudo nonchè accesso ai membri di "src" a comandi selezionati come root, sempre tramite sudo.

Il vantaggio di sudo è che richiede solo la user password, e che l'attività e monitorizzata. E' un modo carino per dare un minimo di autorità ad un amministratore alle prime armi. Per esempio:

     $ sudo chown -R myself:mygrp .

Ovviamente se conoscete la password di root (come la maggior parte degli utenti casalinghi) qualunque comando può essere eseguito come root da un account utente:

     $ su -c "shutdown -h now"
     Password:

(So che dovrei restringere i privilegi dell'account admin in sudo. Dato che è il mio server casalingo, non me ne sono ancora preso la briga.)

Per un programma differente che permetta agli utenti ordinari di eseguire comandi con privilegi di root, vedere il pacchetto super.


9.2.5 Controllare l'accesso ai demoni

Il super-server Internet inetd, viene lanciato al boot da /etc/rc2.d/S20inetd (per RUNLEVEL=2), che è un link simbolico a /etc/init.d/inetd. In breve, inetd permette il lancio di un demone per richiamarne altri, riducendo il carico sul sistema.

Ogni volta che arriva la richiesta di un servizio, il suo protocollo ed il servizio vengono identificati guardando nel database contenuto in /etc/protocols e in /etc/services. inetd cerca, poi, un normale servizio Internet nel database /etc/inetd.conf, oppure un servizio basato su Sun-RPC in /etc/rpc.conf.

Per la sicurezza del sistema, accertatevi di disabilitare i servizi inutilizzati in /etc/inetd.conf. I servizi Sun-RPC devono essere attivi per il NFS ed altri programmi basati su RPC.

Talvolta inetd non lancia il server interessato direttamente, ma lancia il wrapper del demone TCP/IP tcpd con il nome del server come argomento in /etc/inetd.conf. In questo caso tcpd lancia il server appropriato dopo aver registrato la richiesta e fatto alcuni controlli addizionali, utilizzando /etc/hosts.deny e /etc/hosts.allow.

Se avete problemi con l'accesso remoto in un sistema Debian recente, commentate "ALL: PARANOID" in /etc/hosts.deny, se esiste.

Per i dettagli, vedere inetd(8), inetd.conf(5), protocols(5), services(5), tcpd(8), hosts_access(5), e hosts_options(5).

Per maggiori informazioni su Sun-RPC, vedere rpcinfo(8) , portmap(8), e /usr/share/doc/portmap/portmapper.txt.gz.


9.2.6 Lightweight Directory Access Protocol

Riferimenti:


9.3 CD-writer

I masterizzatori con interfaccia ATAPI/IDE sono di recente diventati un'opzione molto popolare. Rappresentano un supporto valido per il backup e l'archiviazione per l'utente casalingo che ha bisogno di capacità di < 640 MB. Per le informazioni più autorevoli, consultate il LDP CD-Writing-HOWTO.


9.3.1 Introduzione

Primo, ogni danneggiamento di dati inviati al masterizzatore porterà ad un danno irreparabile del CD. Prendete il masterizzatore con il buffer più grande possibile. Se i soldi non sono un problema, prendetene uno con interfaccia SCSI. Se potete scegliere quale interfaccia IDE connettere, prendete quello su bus PCI (sulla scheda madre), piuttosto che su bus ISA (schede SB16, ecc.). etc.).

Quando il masterizzatore è connesso su IDE, deve essere comandato dal driver IDE-SCSI, non dall'IDE-CD. Deve essere attivato anche il driver generico SCSI. Esistono due approcci per ottenere ciò, per i kernel delle moderne distribuzioni (Marzo 2001).


9.3.2 Approccio 1: moduli + lilo

Aggiungete la riga seguente a /etc/lilo.conf se state usando un kernel Debian standard. Se usate opzioni multiple, separatele da spazi:

     append="hdx=ide-scsi ignore=hdx"

Dove la collocazione del masterizzatore, a cui si accede tramite il driver ide-scsi, è indicata da hdx, dove x rappresenta uno dei seguenti:

     hda          se master sulla prima porta IDE
     hdb          se slave sulla prima porta IDE
     hdc          se master sulla seconda porta IDE
     hdd          se slave sulla seconda porta IDE
     hde ... hdh  per un drive su porta IDE esterna, ATA66/100

Date i comandi seguenti per l'attivazione dopo la configurazione:

     # lilo
     # shutdown -h now

9.3.3 Approccio 2: ricompilare il kernel

Debian usa make-kpkg per creare il kernel. Usate il nuovo --append_to_version con make-kpkg per produrre più kernel. Vedere Il kernel Linux su Debian, Capitolo 7.

Usate le seguenti impostazioni attraverso make menuconfig:


9.3.4 Procedure post-configurazione

Il supporto del kernel per il CD-writer può essere attivato al boot con il seguente:

     # echo ide-scsi >>/etc/modules
     # echo sg       >>/etc/modules
     # echo sr       >>/etc/modules
     # cd /dev; ln -sf scd0 cdrom

L'attivazione manuale può essere fatta con:

     # modprobe ide-scsi
     # modprobe sg
     # modprobe sr

Dopo il reboot, potete controllarne l'installazione con:

     $ dmesg|less
     # apt-get install cdrecord
     # cdrecord -scanbus

[Da Warren Dodge] Talvolta sorgono conflitti fra ide-scsi e ide-cd se ci sono sia un lettore che un masterizzatore nel sistema. Provate ad aggiungere la riga seguente al vostro /etc/modutils/aliases, lanciando poi update-modules, e facendo il reboot.

     pre-install      ide-scsi      modprobe ide-cd

Ciò determina il caricamento del driver IDE prima di ide-scsi. Il driver IDE ide-cd prende il controllo del CD_ROM ATAPI — di qualsiasi altra cosa che non gli si è stato detto di ignorare. Ciò lascia solo i devices ignorati al controllo di ide-scsi.


9.3.5 Il file CD-image (bootabile)

Per creare un CD-ROM con files contenuti nella target-directory/ come cd-image.raw (bootabile, con il formato Joliet TRANS.TBL abilitato; se non lo volete bootabile, togliete le opzioni -b e -c), inserite un boot floppy nel drive e,

     # dd if=/dev/fd0 target-directory/boot.img 
     # mkisofs -r -V volume_id -b boot.img -c bootcatalog -J -T \
             -o cd-image.raw target_directory/

Una trucco divertente è fare dei CD-ROM bootabili in DOS. Se una normale immagine DOS di un boot floppy è contenuta in boot.img, il CD-ROM eseguirà il boot come se nel primo floppy drive (A:) ci fosse un floppy DOS. Più interessante potrebbe essere farlo con freeDOS.

Il file CD-image può essere ispezionato montandolo sul device loop.

     # mount -t iso9660 -o ro,loop cd-image.raw /cdrom
     # cd /cdrom
     # mc
     # umount /cdrom

9.3.6 Scrivere sul masterizzatore (R, R/W):

Primo test con (in caso di velocità 2x)

     # nice --10 cdrecord -dummy speed=2 dev=0,0 disk.img

Se tutto va bene, scrivete sul CD-R con

     # nice --10 cdrecord -v -eject speed=2 dev=0,0 disk.img

Oppure, sul CD-RW con

     # nice --10 cdrecord -v -eject blank=fast speed=2 dev=0,0 disk.img

Alcune periferiche CD-RW funzionano meglio con

     # nice --10 cdrecord -v blank=all speed=2 dev=0,0 disk.img

seguito da

     # nice --10 cdrecord -v -eject speed=2 dev=0,0 disk.img

Sono necessari due passaggi per prevenire i timeout SCSI durante la fase di blanking dall'interferire con la fase di masterizzazione. Il valore dell'argomento di nice può richiedere qualche aggiustamento.


9.3.7 Creare un file immagine di un CD

Alcuni CD-R e CD commerciali hanno dei settori spuri alla fine, cosa che rende impossibile la copia tramite dd (il CD di Windows 98 è uno di questi). Il pacchetto cdrecord ha il comando readcd. Usatelo per copiare qualsiasi CD in un file immagine. Se è un disco di dati, montatelo ed eseguite mount per vedere le dimensioni reali. Dividete il numero ottenuto (in blocchi = 1024 bytes) per 2 per avere il numero reale di settori del CD (2048 bytes). Lanciate readcd con le opzioni ed usate l'immagine risultante per bruciare il CD-R/RW.

     # readcd target lun scsibusno # select
     function 11

Impostate tutti e 3 i parametri a 0 per la maggior parte dei casi. Talvolta il numero di settori dato da readcd è eccessivo! Utilizzate il numero ottenuto da un montaggio reale per i migliori risultati.

     Il mio CD-R       = +2 settori
     MS Windows CD     = +1 settore, i.e., +2048 bytes

9.3.8 CD Debian

Per le informazioni più aggiornate sui CD Debian visitate il Sito Debian CD.

Se avete una connessione Internet veloce, potete prendere in considerazione l'installazione via rete usando:

Se non avete una connessione veloce, considerate l'acquisto dei CD dai Venditori di CD.

Non sprecate banda scaricando i CD immagine standard a meno di non essere un tester di CD immagine (anche con il nuovo metodo jigdo).

Un'mmagine degna di nota è KNOPPIX - Live Linux Filesystem On CD. Questo CD farà il boot in un sistema Debian perfettamente funzionante senza installarsi sul disco rigido.


9.3.9 Backup del sistema su CD-R

Per copiare i file di configurazione chiave e di dati sul CD-R, usate lo script di "backup" backup. Vedete anche Backup differenziali e sincronizzazione dei dati, Sezione 8.4.


9.3.10 Copiare CD musicali su CD-R

Non testato da me:

     # apt-get install cdrecord cdparanoia
     # cdparanoia -s -B
     # cdrecord dev=0,0,0 speed=2 -v -dao -eject defpregap=1 -audio *.wav

oppure,

     # apt-get install cdrdao #disk at once
     # cdrdao read-cd --device /dev/cdrom --paranoia-mode 3 mio_cd # legge il cd
     # cdrdao write --device /dev/cdrom --speed 8 mio_cd    # scrive un nuovo CD

cdrdao esegue una copia conforme (senza pause, ecc...)


9.4 X

L'ambiente grafico X è fornito da Xfree86. Due sono le versioni principali del server X server disponibili sun un sistema Debian: V3.x e V4.x.

X server, Sezione 9.4.3
è un programma su host locale che mostra una finestra X e/o un desktop sul monitor di un utente (CRT, LCD) ed accetta input da tastiera e mouse.
X client, Sezione 9.4.4
è un programma su un host (locale o remoto) su cui girano applicazioni compatibili con X window.

Queste definizioni ribaltano il concetto normale di "server" e "client". Per i principi base fate riferimento a X(7), al LDP XWindow-User-HOWTO, e al Remote X Apps mini-HOWTO.

Molteplici sono i modi di far accettare al "server X" (lato schermo) connessioni remote da un "client X" (lato applicazione):

Tutti i metodi di connessione remota, tranne ssh, richiedono l'abilitazione della connessione TCP/IP sul server X. Vedere Connessione TCP/IP ad X, Sezione 9.4.6.


9.4.1 Pacchetti del sistema X

Per facilitare l'installazione di X esistono alcuni (meta)pacchetti in Woody.

x-window-system-core
Questo metapacchetto fornisce i componenti essenziali per una singola postazione con l' X Window System. Fornisce le librerie X libraries, un X server xserver-xfree86, una serie di fonts ed un gruppo di X clients base e di utilità.
x-window-system
Fornisce in sostanza tutti i componenti dell' X Window System così come sono stati sviluppati dall' XFree86 Project, ed una serie di programmi accessori storicamente popolari. (Da notare che dipende da x-window-system-core, twm, e xdm, cioè non è necessario installare x-window-system-core se installate questo.)
xserver-common-v3
Files ed utilità comuni agli X servers XFree86 3.x (X3)
xserver-*
Pacchetti supplementari per X3 server per supportare hardware non supportato dal nuovo X4 server per qualsiasi ragione. Alcune vecchie ATI mach64 non sono supportate in X4, alcune schede video si piantano brutalmente nbella versione di X4 per woody, ecc. (Per una lista di pacchetti disponibili, usate apt-cache search xserver-|less. Tutti questi X3 servers dipendono da xserver-common-v3.)

Per la maggior parte dei casi il pacchetto da installare è x-window-system. (Se volete il login da console, assicuratevi di diasbilitare xdm come descritto in "Voglio disabilitare X al boot!", Sezione 8.1.4.)


9.4.2 Pacchetti per il riconoscimento hardware per l'X server

Per abilitare il riconoscimento dell' hardware durante la fase di configurazione di X, installate i seguenti pacchetti prima di installare X:


9.4.3 X server

Vedere XFree86(1x) per informazioni sull' X server.

Invocare l' X server da una console locale:

     $ startx -- :<display> vtXX p.es.: $ startx -- :1 vt8 -bpp 16
     ... parte su vt8 connesso ao localhost:1 in modalità 16 bpp

Gli argomenti dati dopo -- sono per l' X server.

Notate che, quando si usa uno script ~/.xserverrc per la personalizzazione dell'avvio dell' X server, bisogna essere certi di exec l' X server reale. Non fare ciò può causare rallentamenti nell'avvio e nell'uscita del server. Per esempio:

     #!/bin/sh exec /usr/bin/X11/X -dpi 100 -nolisten tcp

9.4.3.1 Configurare l' X4 server

Per (ri-)configurare l' X4 server,

     # dpkg-reconfigure --priority=low xserver-common dpkg-reconfigure
     # --priority=low xserver-xfree86

genererà il file /etc/X11/XF86Config-4 e configurerà X usando lo script dexconf.


9.4.3.2 Configurare l' X3 server

Per (ri-)configurare l' X3 server,

     # dpkg-reconfigure --priority=low xserver-common-v3 dpkg-reconfigure
     # --priority=low xserver-mach64

genererà il file /etc/X11/XF86Config e configurerà X usando lo script xf86config-v3.


9.4.3.3 Configurazione manuale dell' X4 server

Per aggiungere delle personalizzazioni utente, non modificate il file di configurazione compreso fra il testo (Questo è per X4):

     ### BEGIN DEBCONF SECTION [snip] ### END DEBCONF SECTION

Invece, aggiungete le personalizzazioni prima del testo. Per esempio, per usare una scheda video personalizzata, aggiungete qualcosa di simile al testo seguente all' inizio del file:

     Section "Device"
       Identifier        "Custom Device"
       Driver            "ati"
       Option            "NoAccel"
     EndSection
     
     Section "Screen"
       Identifier  "Custom Screen"
       Device      "Custom Device"
       Monitor     "Generic Monitor"
       DefaultDepth 24
       Subsection "Display"
         Depth       8
         Modes       "1280x960" "1152x864" "1024x768" "800x600" "640x480"
       EndSubsection
       Subsection "Display"
         Depth       16
         Modes       "1280x960" "1152x864" "1024x768" "800x600" "640x480"
       EndSubsection
       Subsection "Display"
         Depth       24
         Modes       "1280x960" "1152x864" "1024x768" "800x600" "640x480"
       EndSubsection
     EndSection
     
     Section "ServerLayout"
         Identifier        "Custom"
         Screen            "Custom Screen"
         InputDevice       "Generic Keyboard" "CoreKeyboard"
         InputDevice       "Configured Mouse" "CorePointer"
     EndSection

9.4.4 X client

La maggior parte dei programmi X client possono essere lanciati con un comando tipo questo:

     client $ xterm -geometry 80x24+30+200 -fn 6x10 -display hostname:0 &

Dove gli argomenti opzionali vogliono dire:

Il displayname di default per il programma X client program (lato applicazione) può essere impostato tramite la variabile d'ambiente DISPLAY. Per esempio, prima di lanciare un programma X client l'esecuzione di uno dei seguenti comandi permette ciò:

     $ export DISPLAY=:0 
             # il default, macchina locale, utilizzando il primo schermo X
     $ export DISPLAY=hostname.fulldomain.name:0.2
     $ export DISPLAY=localhost:0

Il suo lancio può essere personalizzato tramite ~/.xinitrc. per esempio:

     xrdb -load $HOME/.Xresources
     xsetroot -solid gray &
     xclock -g 50x50-0+0 -bw 0 &
     xload -g 50x50-50+0 -bw 0 &
     xterm -g 80x24+0+0 &
     xterm -g 80x24+0-0 &
     twm

Come descritto in Personalizzare X session, Sezione 9.4.5.1, ciò scavalca ogni normale esecuzione di Xsession, quando lanciato da startx. Usate qauesto approccio solo come ultima risorsa.


9.4.5 X session

X session (X server + X client) può essere lanciata da:

Si può avere l'accesso alla console come da "Voglio disabilitare X al boot!", Sezione 8.1.4.


9.4.5.1 Personalizzare X session

Lo script di inizializzazione di default, /etc/X11/Xsession è, in effetti, una combinazione di /etc/X11/Xsession.d/50xfree86-common_determine-startup e di /etc/X11/Xsession.d/99xfree86-common_start.

L'esecuzione di /etc/X11/Xsession viene in qualche modo influenzata da /etc/X11/Xsession.options ed è fondamentalmente l'esecuzione del programma che viene trovato per primo nella seguente lista dal comando exec:

  1. ~/.xsession o ~/.Xsession, se è definito.
  2. /usr/bin/x-session-manager, se è definito.
  3. /usr/bin/x-window-manager, se è definito.
  4. /usr/bin/x-terminal-emulator, se è definito.

L'esatto significato di questi comandi è determinato dal sistema alternativo Debian descritto in Comandi alternativi, Sezione 6.5.3. Per esempio:

     # update-alternatives --config x-session-manager
     ... oppure
     # update-alternatives --config x-window-manager

Per rendere qualsiasi X window manager il default mentre si mantengono installati i session manager di GNOME e KDE, sostituite /etc/X11/Xsession.d/50xfree86-common_determine-startup con quello allegato al secondo second bug in http://bugs.debian.org/168347 (Spero che venga presto incluso.) e modificate /etc/X11/Xsession.options come segue per disabilitare l' X session manager:

     # /etc/X11/Xsession.options
     #
     # configuration options for /etc/X11/Xsession
     # See Xsession.options(5) for an explanation of the available options.
     # Default enabled
     allow-failsafe
     allow-user-resources
     allow-user-xsession
     use-ssh-agent
     # Default disabled (enable them by uncommenting)
     do-not-use-x-session-manager
     #do-not-use-x-window-manager

Senza le summenzionate modifiche al sistema, gnome-session e kdebase sono i pacchetti che contengono questi X session manager. Rimuovendoli si permette all'X window manager preferito di essere il default. (Idee migliori?)

Su un sistema in cui /etc/X11/Xsession.options contiene una riga allow-user-xsession non preceduta da altri caratteri, qualsiasi utente che definisse un proprio ~/.xsession o ~/.Xsession sarebbe in grado di personalizzare le azioni di /etc/X11/Xsession.

L'ultimo comando nel file ~/.xsession dovrebbe essere sotto forma di exec some-window/session-manager per lanciare il vostro X window/session manager preferito.

Un buon esempio del file ~/.xsession si trova in /usr/share/doc/xfree86-common/examples/xsession.gz.

Io lo uso per impostare il window manager, accesso allo schermo e lingua per ciascun utente. Vedere Lanciare un X session/window manager particolare, Sezione 9.4.5.2, Diventare root in X, Sezione 9.4.11, e Esempio per un sistema bilingue (Giapponese EUC ed ISO-8859-1), Sezione 9.7.8.

Risorse addizionali di X specifiche per utente possono essere inserite in ~/.Xresources, mentre quelle validi per tutto il sistema in /etc/X11/Xresources/*. Vedere xrdb(1x).

Mappature del mouse e della tastiera specifiche per ciascun utente in X possono essere definite in ~/.xmodmaprc. Vedere xmodmap(1x).


9.4.5.2 Lanciare un X session/window manager particolare

Seguendo il principio descritto in Personalizzare X session, Sezione 9.4.5.1, X session/window manager specifici per l'utente possono essere attivati installando il pacchetto indicato ed impostando il contenuto all fine del file ~/.xsession come segue. (Amo blackbox per lo stile semplice e la velocità.):

Vedere Window Managers per X.


9.4.5.3 Setup degli ambienti KDE/GNOME

Per un setup completo degli ambienti KDE/GNOME sono utili i seguenti metapacchetti:

L'installazione di questi pacchetti con programmi in grado di maneggiare pacchetti marcati con raccomanda, tipo dselect ed aptitude, fornisce una scelta di software rispetto alla semplice installazione con apt-get.

Se volete comunque il login da console, disabilitate gli X display managers, tipo kdm, gdm, e wdm, che possono essere richiamati dal gioco delle dipendenze, come descritto in "Voglio disabilitare X al boot!", Sezione 8.1.4.

Se volete GNOME come sistema di default invece che KDE, configurate x-session-manager come descritto in Comandi alternativi, Sezione 6.5.3.


9.4.6 Connessione TCP/IP ad X

Siccome una connessione remota TCP/IP senza cifratura è vulnerabile ad attacchi tipo eavesdropping, l'impostazione di default per X nelle versioni Debian più recenti disabilita il socket TCP/IP. Prendete in considerazione ssh per una connessione remota ad X (vedere Connessioni X da remoto: ssh, Sezione 9.4.8).

Il metodo qui descritto non è consigliato, a meno di essere in un ambiente altamente sicuro, dietro un buon firewall, solo con utenti fidati. Usate il seguente comando per verificare le impostazioni del vostro X server rispetto al socket TCP/IP:

     # find /etc/X11 -type f -print0 | xargs -0 grep nolisten
     /etc/X11/xinit/xserverrc:exec /usr/bin/X11/X -dpi 100 -nolisten tcp

Rimuovete -nolisten per ripristinare l'ascolto TCP/IP sull' X server.


9.4.7 Connessioni X da remoto: xhost

xhost permette l'accesso basato sugli hostname. Altamente insicuro. Quanto segue disabilita il controllo degli host e permette le connessioni da ovunque se una connessione TCP/IP è permessa (vedere Connessione TCP/IP ad X, Sezione 9.4.6):

     $ xhost +

Potete riabilitare il controllo dell'host con:

     $ xhost -

xhost non fa distinzioni fra utenti differenti sull'host remoto. In più gli hostname (in realtà gli indirizzi) possono essere contraffatti.

Tale metodo va evitato, anche con criteri relativi agli host più restrittivi, se siete su una rete non fidata (tipo l'accesso dialup con PPP ad Internet). Vedere xhost(1x).


9.4.8 Connessioni X da remoto: ssh

L'uso di ssh permette una connessione sicura da un server X locale ad un application server remoto.

Questo metodo permette la visione dell'output del client X remoto come fosse connesso localmente attraverso uno UNIX domain socket.


9.4.9 xterm

Per conoscere tutto su xterm guardate a http://dickey.his.com/xterm/xterm.faq.html.


9.4.10 X resource database

Molti programmi per X più vecchi, tipo xterm, usano il cosiddetto "X resource database" per configurare il loro aspetto. Per immagazzinare le risorse specifiche per l'utente si usa il file ~/.Xresources. Questo file viene fatto confluire automaticamente al login nelle "X resources" di default.

Ecco alcune impostazioni utili da aggiungere al vostro file ~/.Xresources:

     ! Imposta il font ad un più leggibile 9x15
     XTerm*font: 9x15
     
     ! Mostra la barra di scorrimento
     XTerm*scrollBar: true
     
     ! Imposta la grandezza del buffer a 1000 linee
     XTerm*saveLines: 1000

Affinchè queste impostazioni abbianno effetto immediato, fatele confluire nel database con il comando:

     xrdb -merge ~/.Xresources

9.4.11 Diventare root in X

Se un programma con interfaccia grafica richiede l'esecuzione da root, usate le seguenti procedure per visualizzare l'output del programma sull'X server dell'utente. Non tentate mai di lanciare un X server direttamente dal root account per evitare possibili rischi dal punto di vista della sicurezza.

Lanciate l' X server come un utente normale, ed aprite una console xterm. Poi:

     $ XAUTHORITY=$HOME/.Xauthority
     $ export XAUTHORITY
     $ su root
     Password:*****
     # printtool &

Quando usate questo trucco con su verso un utente non root, assicuratevi che ~/.Xauthority sia leggibile dal gruppo di detto utente non root.

Per automatizzare questa sequenza di comandi, create un file ~/.xsession dall'accout utente che contenga le seguenti righe:

     # Questo fa funzionare X quando lancio su verso l'account root.
     if [ -z "$XAUTHORITY" ]; then
             XAUTHORITY=$HOME/.Xauthority
             export XAUTHORITY
     fi
     unset XSTARTUP
     # Se si desidera un window/session manager particolare, decommentate la riga seguente
     # e modificatela a vostro piacimento.
     #XSTARTUP=/usr/bin/blackbox
     # Questo lancia il programma x-window/session-manager
     if [ -z "$XSTARTUP" ]; then
       if [ -x /usr/bin/x-session-manager ]; then
         XSTARTUP=x-session-manager
       elif [ -x /usr/bin/x-window-manager ]; then
         XSTARTUP=x-window-manager
       elif [ -x /usr/bin/x-terminal-emulator ]; then
         XSTARTUP=x-terminal-emulator
       fi
     fi
     # lancia automaticamente l'X window/session manager selezionato
     exec $XSTARTUP

Poi lanciate su (non su -) in una finestra xterm dell'utente. I programmi con interfaccia grafica lanciati da questo xterm possono visualizzare l'output sulla finestra X dell'utente mentre girano con i privilegi di root. Il trucco funziona finchè si usa il file /etc/X11/Xsession di default. Se un utente fa le proprie modifiche tramite ~/.xinit o ~/.xsession, la variabile d'ambiente sopra descritta XAUTHORITY dovrà essere impostata allo stesso modo in questi script.

In alternativa, si può usare, sudo per automatizzare la sequenza di comandi:

     $ sudo xterm
     ... oppure $ sudo -H -s

In questo caso /root/.bashrc dovrà contenere:

     if [ $SUDO_USER ]; then sudo -H -u $SUDO_USER xauth extract - $DISPLAY | xauth
         merge - fi

Questo funziona bene anche se la directory home dell'utente è montata su NFS mount, poichè root non legge il file .Xauthority.

Esistono anche parecchi altri pacchetti specializzati all'uopo: kdesu, gksu, gksudo, gnome-sudo, e xsu. Altri metodi possono essere usati per raggiungere lo stesso risultato: creare un link simbolico tra /root/.Xauthority ed il corrispettivo dell'utente; usare lo script sux; or mettere "xauth merge ~USER_RUNNING_X/.Xauthority" nello script di inizializzazione di root.

Vedere anche sulla debian-devel mailing list.


9.4.12 Fonts TrueType in X

Lo standard xfs in XFree86-4 funziona bene con i fonts TrueType. Se usate XFree86-3 dovete installare un server di terzi, tipo xfs-xtt.

Dovete solo assicurarvi che con qualsiasi applicazione vogliate usare, i fonts TrueType siano collegati a libXft o libfreetype (se usate file .deb precompilati non dovete nemmeno preoccuparvi di questo, probabilmente).

Ricordatevi di installare i fonts richiesti e di generare i file fonts.{scale,dir} in maniera che i fonts siano indicizzati ed usati.

Dato che i fonts Liberi talvolta scarseggiano, installarne o condividerne di commerciali è un'opzione possibile per gli utenti Debian. Per facilitare questo processo, sono stati creati apposta alcuni pacchetti:

Così facendo, avrete veramente un'ottima selezione di fonts TT al prezzo di contaminare il vostro sistema Free con fonts non-Free.


9.4.13 Web Browser (grafici)

In Woody esistono alcuni pacchetti di Web browser con capacità grafiche:

La versione di mozilla deve corrispondere a quella richiesta da galeon. Nonostante differiscano nell'interfaccia, entrambi condividono il motore di rendering HTML Gecko.

I plug-ins per i browsers tipo mozilla e galeon possono essere abilitati installando manualmente "*.so" nella directory plug-in e riavviando i browsers.

Varie risorse per i plug-in:


9.5 SSH

SSH (Secure SHell) è il modo sicuro per connettersi ad internet. Una versione free di SSH, chiamata OpenSSH è disponibile come pacchetto ssh in Debian.


9.5.1 Principi basilari

Installate prima il server ed il client OpenSSH.

     # apt-get update && apt-get install ssh

E' necessario il riferimento a non-US in /etc/apt/source.list. /etc/ssh/sshd_not_to_be_run non deve essere presente se si vuole far girare il server OpenSSH.

SSH ha 2 protocolli di autenticazione:

Fate attenzione a queste differenze se state migrando da Woody od usando un sistema non-Debian.

Vedere /usr/share/doc/ssh/README.Debian.gz, ssh(1), sshd(8), ssh-agent(1), e ssh-keygen(1) per i dettagli.

A seguire i file di configurazione chiave:

I seguenti comandi lanciano una connessione ssh da un client.

     $ ssh username@hostname.domain.ext $ ssh -1 username@hostname.domain.ext #
     Forza la versione 1 di SSH

Per l'utente ssh funziona da telnet più sicuro ed intelligente (non vi bombarda con ^]).


9.5.2 Port forwarding – per il tunneling SMTP/POP3

Per stabilire una pipe per connettere la porta 25 del server-remoto dalla porta 4025 del localhost, e la porta 110 del server-remoto dalla porta 4110 del localhost attraverso ssh, eseguite sulla macchina locale:

     # ssh -q -L 4025:server-remoto:25 4110:server-remoto:110 \
                username@server-remoto

E' un modo sicuro di eseguire connessioni a server SMTP/POP3 su Internet. impostate il parametro AllowTcpForwarding a yes in /etc/ssh/sshd_config sull'host remoto.


9.5.3 Connettersi con meno passwords possibili

Potete evitare di ricordare una password per ogni sistema remoto usando la RSAAuthentication (protocollo SSH1) o PubkeyAuthentication (protocollo SSH2).

Sul sistema remoto impostate i rispettivi parametri, "RSAAuthentication yes" o "PubkeyAuthentication yes", in /etc/ssh/sshd_config.

Infine, generate le chiavi di autenticazione localmente ed installate la chiave pubblica sul sistema remoto:

     $ ssh-keygen          # RSAAuthentication: chiave RSA per SSH1
     $ cat .ssh/id_rsa.pub | ssh user1@remote \
             "cat - >>.ssh/authorized_keys"
     ...
     $ ssh-keygen -t rsa   # PubkeyAuthentication: chiave RSA per SSH2
     $ cat .ssh/id_rsa.pub | ssh user1@remote \
             "cat - >>.ssh/authorized_keys"
     ...
     $ ssh-keygen -t dsa   # PubkeyAuthentication: chiave DSA per SSH2
     $ cat .ssh/id_dsa.pub | ssh user1@remote \
             "cat - >>.ssh/authorized_keys"

Potrete cambiare la passphrase in seguito con "ssh-keygen -p". Verificate le impostazioni provando la connessione. In caso di problemi, usate "ssh -v".

Potete aggiungere delle opzioni ai parametri in authorized_keys per limitare gli host e per eseguire comandi specifici. Vedere sshd(8) per i dettagli.

Notate che SSH2 ha HostbasedAuthentication. Affinchè funzioni, dovete aggiustare le impostazioni di HostbasedAuthentication a yes in both /etc/ssh/sshd_config on the server machine and /etc/ssh/ssh_config o $HOME/.ssh/config sulla macchina client.


9.5.4 Client SSH stranieri

Esistono alcuni client SSH disponibili per piattaforme non Unix e simili.

Windows
puTTY (GPL)
Windows (cygwin)
SSH in cygwin (GPL)
Macintosh Classic
macSSH (GPL) [Notate che Mac OS X include OpenSSH; usate ssh nell'applicazione Terminal]

Vedere anche SourceForge.net, site documentation, "6. CVS Instructions".


9.5.5 SSH agent

Inserite semplicemente la vostra chiave pubblica in ~/.ssh/authorized_keys, e siete a posto:

     $ ssh-agent
     $ # mette l'output sulla vostra shell
     $ ssh-add .ssh/identity
     $ # oppure ssh-add .ssh/id_dsa o qualunque altro sia il nome della vostra chiave privata
     $ scp remote.host.with.public.key

Per ulteriori informazioni, leggete ssh-agent(1) e ssh-add(1).


9.5.6 Problemi

In caso di problemi, controllate i permessi del file di configurazione e lanciate ssh con l'opzione "-v".

Usate l'opzione "-P" se siete root ed avete problemi col firewall, per evitare di usare le porte del server 1–1023.

Se le connessioni ssh ad un sito remoto smettono improvvisamente di funzionare, ciò può essere dovuto a maneggiamenti dell'amministratore o, più probabilmente a cambiamenti in host_key durante la manutenzione del sistema. Dopo essersi assicurati che è proprio questo il caso e che nessuno sta tentando di falsificare l'host remoto mediante qualche trucco geniale, potete riguadagnare la connessione rimuovendo la voce host_key da $HOME/.ssh/known_hosts della macchina locale.


9.6 Programmi di gestione posta

La configurazione della posta si divide in tre categorie:


9.6.1 Mail transport agent (Exim)

Riferimenti:

Usare exim come MTA. Configurazione:

     /etc/exim/exim.conf     "eximconfig" per crearlo e modificarlo
     /etc/inetd.conf         decommentate smtp per lanciare exim come demone
     /etc/email-addresses    Aggiungete una lista di indirizzi email fasulli
     verificare il filtro usando exim -brw, -bf, -bF, -bV, ... ecc.

9.6.1.1 Raccolta di tutti gli indirizzi e-mail inesistenti (Exim)

In /etc/exim/exim.conf (Woody e seguenti, aggiungete nella sezione DIRECTORS alla fine, (dopo localuser: director) un indirizzatore (director) che raccolga tutti gli indirizzi che i directors precedenti non hanno potuto risolvere (Secondo Miquel van Smoorenburg):

     catchall:
       driver = smartuser
         new_address = webmaster@mydomain.com

Se si desidera avere una ricetta più dettagliata per ogni dominio virtuale, ecc., aggiungete la seguente riga alla fine di /etc/exim/exim.conf (secondo me, non ben testato):

     *@yourdomain.com ${lookup{$1}lsearch*{/etc/email-addresses} \
             {$value}fail} T

Aggiungete, poi una "*" in /etc/email-addresses.


9.6.1.2 Riscrivere selettivamente l'indirizzo per la posta in uscita (Exim)

La riscrittura selettiva dell'indirizzo per la posta in uscita per avere un giusto header "From:" può essere fatta con exim configurando verso la parte finale /etc/exim/exim.conf:

     *@host1.something.dyndns.org \
       "${if eq {${lookup{$1}lsearch{/etc/passwd}{1}{0}}} {1}  \
        {$0}{$1@somethig.dyndns.org}}"  frFs

Ciò riscrive tutti gli indirizzi che coincidono con *@host1.something.dyndns.org.

  1. Cerca dentro /etc/password per vedere se la parte locale ($1) è un utente locale o no.
  1. Se lo è, riscrive l'indirizzo facendolo coincidere con la stessa cosa trovata al primo posto ($0).
  1. Se non lo è, riscrive la parte del dominio.

9.6.2 Utilità per la posta (Fetchmail)

fetchmail viene eseguito in modalità demone per raccogliere la posta dagli account POP3 del vostro provider smistandoli nel sistema locale di posta. Configurazione:

     /etc/init.d/fetchmail   
     /etc/rc?.d/???fetchmail lancia update-rc.d fetchmail default priority 30
     /etc/fetchmailrc        file di configurazione (chown 600, posseduto da fetchmail)

Le informazioni su come lanciare fetchmail come demone dallo script init.d in Potato sono confuse (in Woody è stato risolto). Vedere i file di esempio /etc/init.d/fetchmail e /etc/fetchmailrc negli scripts di esempio.

Se i vostri header di posta sono infestati da ^M per colpa del mailer del vostro provider, aggiungete "stripcr" alle vostre opzioni in $HOME/.fetchmailrc:

     options fetchall no keep stripcr

9.6.3 Utilità per la posta (Procmail)

procmail è il sistema locale di consegna/filtro della posta. Per ogni account che lo usa si deve creare un file $HOME/.procmailrc. Per esempio: _procmailrc


9.6.4 MUA (Mutt)

Usate mutt come MUA in combinazione con vim. Personalizzatelo tramite ~/.muttrc; per esempio:

     # usa il modo visuale e "gq" per riformattare le citazioni
     set editor="vim -c 'set tw=72 et ft=mail'"
     #
     # impostazione degli header, presa direttamente dal manuale ("Sven's Draconian header weeding")
     #
     ignore *
     unignore from: date subject to cc
     unignore user-agent x-mailer
     hdr_order from subject to cc date user-agent x-mailer
     auto_view application/msword
     ....

Aggiungete quanto segue a /etc/mailcap o a $HOME/.mailcap per visualizzare messaggi in HTML ed allegati MS Word:

     text/html; lynx -force_html %s; needsterminal;
     application/msword; /usr/bin/antiword '%s'; copiousoutput;
     description="Microsoft Word Text"; nametemplate=%s.doc

9.7 Localizzazione e supporto delle varie lingue

Debian è internazionalizzato, offrendo supporto per un numero crescente di lingue e convenzioni locali. La sottosezione seguente elenca alcune delle diversità che Debian attualmente supporta, mentre la successiva tratta della localizzazione, ovvero il processo di personalizzare il vostro ambiente di lavoro per permettere il giusto input ed output del(i) linguaggio(i) scelto(i) e le convenzioni per date, formati numerici e monetari e per tutti gli aspetti che caratterizzano una data regione.


9.7.1 Le basi della personalizzazione

Ci sono alcuni aspetti da considerare per la personalizzazione, la localizzazione ed il supporto della propria lingua nazionale.


9.7.1.1 Tastiera

Debian è distribuito con le keymap per quasi due dozzine di tastiere. In Woody, riconfigurate la tastiera con:


9.7.1.2 Dati

La gran parte dei pacchetti software Debian supporta il trattamento dei dati formati da caratteri non-US-ASCII attraverso la variabile d'ambiente LC_CTYPE offerta dalla tecnologia locale in glibc


9.7.1.3 Display

X è in grado di mostrare qualsiasi coding, compreso UTF-8 e supporta tutti i font. La lista comprende non solo tutti i font a 8-bit, ma anche quelli a 16-bit, come il Cinese, Giapponese o Coreano. Il metodo di inserimento dei caratteri multi-bite è supportato dal meccanismo XIM. Vedere Esempio per un sistema bilingue (Giapponese EUC ed ISO-8859-1), Sezione 9.7.8.

La visualizzazione del codice Giapponese EUC è anche disponibile nella cosole grafica (S)VGA, tramite il pacchetto kon2. Esiste anche un nuovo display giapponese alternativo, jfbterm che usa la console framebuffer. In queste console, il metodo di inserimento dei caratteri giapponesi deve essere fornito dalla applicazione. Usate il pacchetto egg per Emacs ed il pacchetto "giapponesizzato" jvim per Vim.


9.7.1.4 Traduzione

Traduzioni esistono per molti dei messaggi di testo e documenti che vengono visualizzati nel sistema Debian, tipo messaggi di errore, output dei programmi, menu e pagine man. Al momento il supporto per le pagine man in Tedesco, Spagnolo, Finlandese, Francese, Ungherese, Italiano, Giapponese, Coreano, Polacco, Portoghese, Cinese e Russo, viene fornito attraverso i pacchetti manpages-LANG (dove LANG è una lista separata da virgole dei codici nazione ISO (di due lettere). Usate apt-cache search manpages-|less per avere una lista delle pagine man unix disponibili.)

Per accedere ad una pagina man NLS, l'utente deve impostare la variabile d'ambiente LC_MESSAGES alla stringa appropriata. Per esempio, in caso di pagine man in Italiano, LC_MESSAGES dovrà essere impostata a it. Il programma man cercherà quindi le pagine in Italiano sotto /usr/share/man/it/.


9.7.2 Locale

Debian supporta la tecnologia locale. Locale è un meccanismo che permette ai programmi di fornire un valido output e funzionalità in accordo con le convenzioni locali, tipo il set di caratteri, il formato per data e ora, il simbolo di valuta, e così via. Usa delle variabili d'ambiente per determinare il comportamento più appropriato. Per esempio, assumendo che abbiate installati i locale per L'Inglese Americano ed il Francese sul vostro sistema, i messaggi di errore di molti programmi potrebbero essere bilingue:

     $ LANG="en_US" cat foo
     cat: foo: No such file or directory
     $ LANG="fr_FR" cat foo
     cat: foo: Aucun fichier ou répertoire de ce type

Glibc offre il supporto per locale ai programmi sotto forma di libreria. Vedere locale(7).


9.7.3 Attivare le capacità di supporto locale

Debian non arriva con tutti i locale disponibili precompilati. Controllate /usr/lib/locale per vedere quali (oltre a quello di default, "C") sono compilati sul vostro sistema. Se quello di cui avete bisogno non è presente, avete due opzioni:


9.7.4 Attivare un locale in particolare

Le seguenti variabili d'ambiente vengono valutate in questo ordine per fornire ai programmi particolari valori di locale:

  1. LANGUAGE: Consiste di una lista di nomi di locale, separati da una virgola, in ordine di priorità. Usata solo se il locale POSIX è impostato ad un valore diverso da "C" [in Woody; la versione Potato ha sempre priorità sul locale POSIX]. (Estensione GNU)
  1. LC_ALL: Se non è nullo, il valore è usato per tutte le categorie di locale. (POSIX.1) Di solito "" (nullo).
  1. LC_*: Se non è nullo, il valore è utilizzato per la categoria corrispondente (POSIX.1). Di solito "C".

    Variabili LC_* sono:

  1. LANG: Se non è nullo e se LC_ALL non è definito, il valore è usato per tutte le categorie di locale LC_* con valori non definiti. (POSIX.1) Di solito "C".

Notate che alcune applicazioni (p.es., Netscape 4) ignorano le impostazioni LC_*.

Il programma locale può mostrare le impostazioni attive ed i locale disponibili; vedere locale(1). (NOTA: locale -a elenca tutti i locale che il vostro sistema conosce; questo non significa che tutti siano compilati! Vedere Attivare le capacità di supporto locale, Sezione 9.7.3.)


9.7.5 Formato data ISO 8601

Il supporto locale per lo standard internazionale di data aaaa-mm-gg (formato data ISO 8601) è fornito dal locale chiamato en_DK, — English in Denmark che è un pò uno scherzo :-) Sembra funzionare solo in console per ls.


9.7.6 Esempio per US (ISO-8859-1)

Aggiungete le righe seguenti in ~/.bash_profile:

     LC_CTYPE=en_US.ISO-8859-1
     export LC_CTYPE

9.7.7 Esempio per l'Italiano con euro (ISO-8859-15)

Aggiungete le righe seguenti in ~/.bash_profile:

     LANG=it_IT@euro
     export LANG
     LC_CTYPE=it_IT@euro
     export LC_CTYPE

Configurate la tastiera per l'Italiano "QWERTY" come descritto in Tastiera, Sezione 9.7.1.1. ed aggiungete le pagine man in Italiano installando manpages-it. Il tasto Right-Alt degli USA è Alt-Gr in Europa. Premedolo con altri tasti crea molti caratteri speciali. Per esempio, Alt-Gr+E crea il segno dell'euro.

Molti dei linguaggi dell'Europa occidentale possono essere configurati allo stesso modo.

Vedere Debian Euro HOWTO per aggiungere il supporto per l'euro e Utiliser et configurer Debian pour le français per maggiori dettagli per il Francese (no, per l'Italiano non mi risulta un equivalente).


9.7.8 Esempio per un sistema bilingue (Giapponese EUC ed ISO-8859-1)

Impostiamo un sistema bilingue: ja_JP.eucJP (Giapponese EUC, tradizionale ambiente Unix Giapponese) in X con messaggi in Inglese, data tipo ISO e en_US.ISO-8859-1 (quasi ASCII con supporto per i caratteri accentati)in console.

Vedere anche SuSE pages for CJK.


9.7.9 Esempio per UTF-8 in X

Ne avremo bisogno per tutti in futuro. Vedere The Unicode HOWTO.


9.7.10 Esempio per UTF-8 in console framebuffer

Il supporto UTF-8 sulla console FB è fornito da bterm usato nel debian-installer.


9.7.11 oltre locale

Quando state impostando il sistema per la prima volta per un linguaggio nazionale, prendete in considerazione l'uso di tasksel o di aptitude per scoprire quali pacchetti vengono selezionati scegliendo il task corrispondente al linguaggio prescelto. La scelta dei pacchetti fatta in tal modo è utile persino per un setup multilingua. Se vi imbattete in qualche conflitto di dipendenze durante l'installazione del vostro raffinato sistema, evitate di installare i programmi che sono in conflitto col sistema esistente. Potreste dover utilizzare update-alternative per riguadagnare lo stato originale per alcuni comandi, dato che quelli puù recentemente installati potrebbero avere priorità più elevate rispetto a quelli preesistenti.

I programmi principali più recenti usano glibc 2.2 e sono molto interbazionalizzati. Quindi, versioni localizzate in maniera particolare, come jvim per VIM possono non essere necessarie e la sua funzionalità è offerta da vim versione 6.0 in X. In realtà, è ancora da raffinare. Dato che jvim ha una versione compilata con il supporto diretto per il Giapponese IM (canna) ha il supporto persino in console ed è indirizzato verso molte altre caratteristiche giapponesi, ed è maturo, potreste ancora volerlo :-)

I programmi potrebbero avere la necessità di essere configurati oltre la configurazione locale, per fornire un ambiente di lavoro confortevole. Il pacchetto language-env ed il suo comando set-language-env facilitano di molto questo processo.

Vedere anche il documento sulla internazionalizzazione, Introduction to i18n. E' indirizzato agli sviluppatori, ma è anche utile per gli amministratori di sistema.


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La guida Debian

1.06-17, sab gen 31 07:56:05 UTC 2004

Osamu Aoki osamu@debian.org
Editor: David Sewell dsewell@virginia.edu
Traduzione italiana: Davide Di Lazzaro mc0315@mclink.it
Autori, Sezione A.1